Microlesioni e macrolesioni: cosa sono

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In caso di un sinistro, il calcolo del risarcimento per i danni subiti varia a seconda dell’entità delle lesioni riportate, che possono essere suddivise in due categorie:

  • Le microlesioni, ovvero delle lesioni di piccola gravità che non generano delle ripercussioni sulla quotidianità, come un colpo di frusta oppure piccole fratture alle dita
  • Le macrolesioni, ovvero delle lesioni invalidanti che persistono per tutta la durata della vita compromettendo l’integrità psico-fisica, come ad esempio la tetraplegia

La differenza tra macrolesioni e microlesioni risiede anche nel risarcimento che la persona riceve.

Le macrolesioni sono delle fratture importanti e invalidanti che alterano la qualità della vita. Se nel calcolo delle micropermanenti, ovvero nelle lesioni di lieve entità, non viene riconosciuto il danno morale, nelle macropermanenti, ovvero nelle lesioni di non lieve entità, questo ha un peso considerevole nel calcolo del risarcimento. Più la lesione sarà importante, più il danno morale che verrà riconosciuto sarà elevato.

Il fattore tempo

 Per stabilire l’entità di una macrolesione serve tempo, a volte occorrono anche anni.

Generalmente, si stima che il tempo necessario per stabilire una macrolesione è pari a circa 6 mesi dalla data dell’evento. Dopo questo lasso temporale la lesione si ritiene stabilizzata, ovvero non subisce più delle variazioni, né in meglio né in peggio. Può capitare però che per una stabilizzazione serva più tempo: un anno o a volte anche due. Molto spesso, con lesioni di grande entità, il paziente può aver bisogno di essere sottoposto a più interventi, oppure a un periodo di riabilitazione. In queste situazioni la valutazione è rimandata.
Inoltre, in alcune situazioni, come ad esempio in caso di un’amputazione di una gamba, in sede di giudizio sono fatte delle valutazioni sul futuro. Se, ad esempio, la persona avrà bisogno di riabilitazione per tutta la vita oppure di una protesi, la valutazione economica deve tenere conto anche di questi costi.

Alessandro Taddia
Fondatore e CEO Taddia Group
infortunistica.it

Calcolo micropermanenti e macropermanenti: come funziona

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Ogni volta che il nostro corpo subisce una lesione perde una percentuale della propria integrità fisica. Più la percentuale persa è alta, più la nostra vita ne risentirà.”

Il danno biologico può essere suddiviso in danno biologico di lieve entità e di non lieve entità e viene misurato in punti percentuali che vanno dall’1% al 100%.
In base alla gravità, le lesioni possono essere categorizzate in:

  • Micropermanenti, chiamate anche lesioni di lieve entità, che comportano un’invalidità permanente fino al 9%
  • Macropermanenti, definite anche di non lieve entità, che comportano un’invalidità permanente dal 10% fino a un massimo del 100%

La differenza sostanziale tra micropermanenti e macropermanenti è la ripercussione nella vita quotidiana: mentre le prime possono generare un piccolo fastidio, senza però alterare lo svolgimento della propria quotidianità, le seconde la cambiano profondamente.

Le lesioni micropermanenti, generalmente non incidono sulla capacità di produrre reddito, perciò ai fini di un risarcimento sono valutate solo come danno biologico, a meno che non si provi che le lesioni abbiano prodotto delle conseguenze sulle capacità lavorative.

Come chiedere il risarcimento

Il 70% di sinistri che le compagnie di assicurazione ricevono è fatto di micropermanenti.

Sia che si tratti di micropermanenti sia di macropermanenti, è fondamentale fornire al proprio difensore tutta la documentazione medica sul danno subito. La cartella è poi sottoposta al vaglio di un medico legale, il quale quantifica la percentuale di danno subito. Il risarcimento economico da richiedere è calcolato utilizzando le tabelle del Tribunale di Milano.

Come si calcola

Come è facilmente intuibile, una sostanziale differenza tra micropermanenti e macropermanenti è l’importo che la persona riceve come risarcimento. Le tabelle che sono utilizzate in fase di valutazione danno importi notevolmente più bassi per lesioni fino al 9%, che possono anche raddoppiare dal 10% in su. Oltre alle conseguenze lavorative, il fattore che entra in gioco nelle macropermanenti è infatti il danno morale, che spesso non è valutato per le lesioni di lieve entità.

Alessandro Taddia
Fondatore e CEO Taddia Group
infortunistica.it

Infortunio INAIL: copertura assicurativa e come denunciarlo

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In caso di infortunio sul lavoro il datore di lavoro paga solo per i primi 4 giorni. Al periodo successivo pensa l’INAIL, l’Istituto Nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro.

L’INAIL è l’assicurazione di tutti i lavoratori dipendenti. Si tratta di un’assicurazione obbligatoria per legge che interessa tutti i datori di lavoro, e allo stesso tempo è anche una garanzia visto che il versamento dei contributi esonera in parte il datore di lavoro dalla responsabilità civile per i danni subiti dal lavoratore sul luogo di lavoro.

In caso di responsabilità del datore di lavoro, al dipendente spetta anche il danno differenziale, ovvero la differenza tra il danno reale subito e il danno riconosciuto dall’INAIL.

Tale danno deve essere liquidato dal datore di lavoro.

L’INAIL fa ottenere alla persona che ha subito il danno un indennizzo per infortunio che varia a seconda dell’evento e delle conseguenze riportate. L’INAIL copre anche:

  • tutte le spese mediche
  • esami diagnostici
  • terapie riabilitative

Il datore di lavoro, in caso di infortunio, ha l’obbligo di corrispondere al lavoratore la retribuzione spettante per i primi quattro giorni. Nella misura del 100% per il primo giorno e del 60% dal 2° al 4°.

Il giorno in cui si verifica l’incidente è considerato lavorativo ed è pagato dal datore, questo anche se l’infortunio si verifica nel tragitto per arrivare al lavoro (in itinere). Sono pagati dal datore di lavoro anche i primi tre giorni di infortunio. A partire dal quarto giorno in poi è l’INAIL a farsi carico del pagamento del lavoratore, con i seguenti parametri:

  • dal 4° al 90° giorno di infortunio è erogato il 60% della retribuzione giornaliera
  • dal 91° giorno fino alla fine dell’infortunio è erogato invece il 75% della retribuzione giornaliera

La retribuzione è calcolata sulla base della retribuzione dei 15 giorni precedenti l’infortunio. I contratti collettivi, tuttavia, possono prevedere misure di integrazione a carico del datore di lavoro.

Come denunciarlo

La comunicazione di infortunio deve essere inoltrata dal datore di lavoro all’INAIL in caso di infortuni dei lavoratori che siano prognosticati non guaribili entro tre giorni escluso quello dell’evento.

In caso di infortunio, il lavoratore si deve sottoporre a una visita medica per ottenere il certificato da trasmettere al datore di lavoro, il quale a sua volta è chiamato a trasmettere il modello di denuncia di infortunio all’INAIL se la prognosi supera i 3 giorni.

È sempre importante denunciare l’infortunio, anche in caso di invalidità inferiore al 6% (per cui non è previsto nessun indennizzo da parte dell’INAIL), per due ragioni. La prima è che il danno differenziale è sempre risarcibile da parte del datore di lavoro, qualunque sia la percentuale di invalidità. La seconda è che l’invalidità va in accumulo. Se una persona nel corso della vita lavorativa accumula due invalidità di piccole entità arrivando a superare la soglia del 6%, ha diritto a essere risarcita dall’INAIL.

Alessandro Taddia
Fondatore e CEO Taddia Group
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Tabelle risarcimento infortunio sul lavoro: come si leggono, cosa sono e come usarle

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La legge italiana obbliga il datore di lavoro a iscrivere i propri dipendenti all’Inail e pagare il contributo che funziona da copertura assicurativa. In caso di incidente sul lavoro è l’Inail a pagare l’indennizzo.

Cosa sono le tabelle di risarcimento per infortunio sul lavoro

In caso di infortunio sul lavoro il risarcimento non varia in base al singolo caso, ma viene stabilito tenendo conto di alcune tabelle che si basano su variabili del lavoratore che ha subito l’infortunio, così da evitare qualsiasi disparità. Ai sensi del D.M. 45/2019 i principi su cui si basa il calcolo sono:

  • La tipologia di menomazione
  • La percentuale di menomazione
  • La fascia d’età

Nella precedente versione della tabella, quella del 2000 (D.M. 12 luglio 2000), era presente anche la variabile di genere. Ad oggi invece la tabella di indennizzo del danno biologico in capitale è unica, sia per gli uomini che per le donne, e varia solo in base alla gravità della menomazione e alla loro età.
Le variabili soprariportate sono alla base di quattro tabelle che servono per il calcolo del danno biologico:

  • Tabella delle menomazioni, con circa 400 diversi problemi psicofisici
  • Tabella di indennizzo in capitale
  • Tabella per l’indennizzo in rendita
  • Tabella per i coefficienti, se la menomazione è superiore al 16%

Come si leggono le tabelle di risarcimento per infortunio sul lavoro

Le tabelle contengono i riferimenti per determinare il risarcimento del danno biologico per infortunio sul lavoro. L’indennizzo può avvenire in forma di capitale o rendita, a seconda della percentuale di invalidità accertata.

  • Per un’invalidità inferiore al 6%, non è previsto alcun indennizzo, in quanto rientra nella cosiddetta franchigia
  • Per le menomazioni pari o superiori al 6% e inferiori al 16%, l’indennizzo è erogato in capitale secondo quanto previsto dalla “tabella indennizzo danno biologico”
  • Per le menomazioni di grado pari o superiore al 16%, l’indennizzo è erogato come rendita, in base a quanto previsto dalla “tabella indennizzo danno biologico” e dalla “tabella dei coefficienti”
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Come usarle

Se durante lo svolgimento dell’attività lavorativa una persona subisce un incidente, la prima cosa da fare è recarsi da un medico e avvisare il datore di lavoro. In questo modo sarà possibile attivare l’iter per usufruire della copertura Inail sugli infortuni sul lavoro.

Alessandro Taddia
Fondatore e CEO Taddia Group
infortunistica.it

Responsabilità medica: come funziona

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La disciplina della responsabilità penale medica negli ultimi anni ha subito due importanti interventi di modifica: inizialmente con la legge 189/2012, detta anche legge Balduzzi e successivamente con la più recente legge 24/2017, detta anche legge Gelli.

La responsabilità medica può essere definita come la responsabilità professionale di una struttura sanitaria o di un medico per gli errori commessi sulla gestione di un paziente.

La responsabilità medica si potrebbe identificare ad esempio con il medico che sbaglia un’operazione o una prescrizione.

L’errore medico può verificarsi in momenti diversi:

  • In fase diagnostica, per il non corretto inquadramento della patologia o il un mancato rilievo di un determinato sintomo
  • In fase prognostica, per un giudizio di previsione sul decorso e sull’esito di un quadro clinico che però si rivela sbagliato
  • In fase terapeutica, per un errore o una negligenza durante un’operazione chirurgica

In questi casi il paziente vittima dell’errore medico può richiedere il risarcimento del danno. La responsabilità, inoltre, può derivare da fattori organizzativi della struttura sanitaria, come carenze funzionali o inadeguatezza della strumentazione.

Cosa fare

Se sospetta un errore medico, è il paziente che deve dimostrare l’aggravamento della propria situazione patologica fino ad alcuni casi purtroppo si arriva anche alla morte, o la comparsa di una nuova patologia e il nesso con la prestazione effettuata dal medico o dalla struttura sanitaria. Il paziente o familiari devono quindi raccogliere tutta la documentazione medica in suo possesso relativa alla terapia o all’intervento e chiedere una copia della cartella clinica alla struttura. Successivamente deve essere fatto un consulto tra vari medici esperti del tipo di prognosi accaduta e infine il medico legale redigerà una perizia che potrà confermare o smentire i dubbi del paziente sull’errore medico.

Come richiedere il risarcimento

La richiesta di risarcimento va inviata al medico, alla struttura sanitaria e in caso di trattamenti presso una struttura pubblica anche all’Azienda Sanitaria Locale. Una volta ricevuta la richiesta, l’ente ospedaliero, la struttura sanitaria o il professionista apriranno il sinistro presso l’assicurazione che li copre per la responsabilità civile verso i terzi.

Alessandro Taddia
Fondatore e CEO Taddia Group
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Infortunio in itinere: cosa fare, quando si considera tale e come chiedere l’indennità

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L’infortunio in itinere è una tipologia di danno che avviene durante lo spostamento per ragioni lavorative di un lavoratore. Entrando nello specifico, si parla infatti di infortunio in itinere quando questo avviene un’ora prima dell’inizio, durante la pausa pranzo o un’ora dopo la fine del lavoro.

Quando si considera tale

Per essere considerato tale, l’infortunio in itinere deve avvenire lungo il percorso più breve e diretto, per arrivare a casa o sul luogo di lavoro salvo eventuali deviazioni e/o interruzioni dovute a causa di forza maggiore. Eventuali variazioni di percorso non giustificabili non fanno rientrare l’infortunio in questa categoria.

Per essere considerato tale, l’infortunio in itinere deve quindi avvenire:

  • Lungo il percorso casa-lavoro o lavoro-casa
  • Lungo il percorso di andata o ritorno dal luogo di consumazione del pasto, in mancanza di un servizio mensa aziendale
  • Lungo il percorso che collega due luoghi di lavoro diversi

Come richiedere l’indennità

L’assicurazione pagherà solamente il danno differenziale, l’Inail invece risarcirà, ad esempio con una rendita, in quanto infortunio sul lavoro.

In caso di un incidente stradale in cui il lavoratore ha ragione, il risarcimento viene richiesto direttamente all’assicurazione della propria auto, , quando l’assicurazione effettuerà il pagamento se l’invalidità permanente è inferiore al 6% l’intero importo verrà dato all’infortunato, nel caso in cui sia superiore al 6% quindi con intervento economico da parte dell’Inali una parte verrà data all’Inail e il resto all’infortunato per il danno differenziale.

Alessandro Taddia
Fondatore e CEO Taddia Group
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Risarcimento danni: cosa fare e come ottenerlo

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Il danno è inteso come la conseguenza di un fatto illecito, che determina la responsabilità civile e, conseguentemente, il diritto al risarcimento.

La categoria del danno è molto ampia. La prima distinzione che deve essere fatta è quella tra:

  • danno materiale, ovvero alle cose, come ad esempio a un’automobile
  • danno fisico, ovvero alla persona

Per fare il classico esempio di un incidente stradale: sono danni materiali tutti quelli subiti dalle cose di proprietà della persona danneggiata, ad esempio, la sua auto. Mentre, se a causa di quell’incidente, la persona ha una lesione, parliamo di danno fisico.

Per ciascuna di queste due categorie ci sono ulteriori tipi di danno, come:

  • il danno patrimoniale, quello arrecato dalla lesione alla sfera patrimoniale del danneggiato
  • il danno biologico, la lesione dell’integrità fisica e psichica del soggetto, medicalmente accertabile e risarcibile a prescindere dalla capacità di produzione di reddito del danneggiato
  • il danno morale rappresentato dalle sofferenze psichiche, dalle ansie e dal patema d’animo conseguenti alle lesioni
  • il danno esistenziale, ovvero lo sconvolgimento nella vita quotidiana determinato dal fatto illecito altrui

Cosa fare

È fondamentale sapere chi ha causato il danno o l’incidente.

Il risarcimento del danno materiale può essere richiesto dal soggetto interessato, oppure, può cedere il credito. In caso di danno fisico deve essere richiesto da colui che lo ha subito. In caso di incidente mortale, spetterà ai suoi eredi il risarcimento. La richiesta  tramite pec o raccomandata deve essere fatta entro due anni dall’evento, altrimenti si ricade in prescrizione.

Come ottenerlo

Per richiedere il risarcimento di un danno l’interessato deve essere in grado di dimostrare:

  • di aver subito un danno
  • che c’è stato un comportamento illecito da parte di un soggetto
  • che il danno dipende unicamente o prevalentemente dal comportamento illecito
  • l’entità del danno

L’ammontare del risarcimento dipende poi dall’entità del danno subito.

Alessandro Taddia
Fondatore e CEO Taddia Group
infortunistica.it

Calcolo danno biologico: cos’è e come funziona

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Il danno biologico non è altro che un danno di natura non patrimoniale.

Quando una persona subisce una lesione che intacca l’integrità fisica o psichica si realizza il danno biologico. Si tratta di un danno che deve essere risarcito, in quanto il diritto di ogni persona alla salute, intesa come integrità psicofisica, è un bene costituzionalmente garantito.

La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”- Art. 32 della Costituzione

Come si calcola il danno biologico

Per garantire un metodo di risarcimento uniforme, per il calcolo del danno biologico viene utilizzata in tutta Italia la Tabella di Milano, nella Capitale invece viene utilizzata la Tabella del Tribunale di Roma. Nonostante in tutto il territorio si utilizzino le tabelle milanesi, il Tribunale capitolino, negli anni, ha continuato a redigere e aggiornare le proprie tabelle ritenendo non condivisibili i criteri adottati da quelle di Milano.

Tabella danno biologico

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I valori indicati sono in euro.

Nella seconda colonna Punto Inail è l’importo per ogni punto di invalidità permanente, nelle altre colonne si differenziano gli importi da riconoscere a seconda dell’età del soggetto, come si vede fino a 20 anni con 6 punti di invalidità permanente vi è un riconoscimento di € 8.584,08.

Come funziona il calcolo del danno biologico

Il calcolo del danno biologico funziona in base all’età della persona e non in base al reddito, come si potrebbe invece pensare. L’invalidità può essere temporanea o permanente. La prima viene calcolata in numero di giorni necessari per la guarigione e per il ritorno alla vita normale, la seconda invece in punti percentuali di invalidità. Il danno biologico può essere quindi a sua volta suddiviso in danno biologico di lieve entità o di non lieve entità e viene misurato in punti percentuali che vanno dall’1% al 100%:

  • Si definiscono micropermanenti le lesioni fino a 9 punti di invalidità permanente
  • Si definiscono invece macropermanenti le lesioni superiori ai 9 punti di invalidità permanente; in questo caso la tariffa aumenta quasi del doppio rispetto alla precedente

Come richiedere un risarcimento per danno biologico

Per la richiesta del danno biologico è fondamentale da quale illecito sia stato originato il danno. In generale è sufficiente fornire al proprio difensore tutti i documenti che certifichino il proprio stato di salute durante e in seguito all’incidente. Una volta ottenuta la documentazione il difensore potrà richiedere al giudice il risarcimento adeguato.

Alessandro Taddia
Fondatore e CEO Taddia Group
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Infortunio sul lavoro e danno differenziale: cosa fare, di chi è la responsabilità e come chiedere l’indennità

Con il termine danno differenziale si intende la differenza tra quanto l’Inail riconosce al lavoratore come indennizzo per l’infortunio sul lavoro e quanto invece è possibile richiedere al proprio datore di lavoro per il danno subito.

Di chi è la responsabilità

La maggior parte delle volte l’infortunato si limita a richiedere la liquidazione del danno all’Inail, trascurando altri danni, come quello morale, esistenziale o patrimoniale che vanno risarciti da parte del datore di lavoro.

L’Inail, ad esempio, non riconosce l’indennità per invalidità se inferiore al 6%, ma l’infortunato può comunque richiedere il danno al datore di lavoro che dovrà rispondere in prima persona o tramite la propria assicurazione.

Di chi è la responsabilità

Il lavoratore che ha subito un infortunio è tenuto a denunciarlo immediatamente al proprio principale, il quale deve a sua volta denunciare l’accaduto all’Inail. Per prima cosa è importante fornire al proprio patrocinatore tutti gli elementi utili a comprovare la responsabilità:

  • Dinamica dell’incidente
  • Certificati medici
  • Testimoni, se presenti

Come richiedere l’indennità

Una volta dimostrata la responsabilità del datore di lavoro nell’infortunio, bisogna agire nei suoi confronti per ottenere l’ulteriore risarcimento del danno differenziale. Il danno complessivo verrà valutato con le tabelle dei Tribunali di Roma e Milano.

Alessandro Taddia
Fondatore e CEO Taddia Group
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Risarcimento morte: cosa fare, chi ne ha diritto e come chiedere l’indennità

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Non si è mai pronti per affrontare la morte di un familiare e, spesso, travolti dal momento
non si è abbastanza coscienti e non si hanno informazioni su come comportarsi.

Per questa ragione, desidero spiegare come funziona il risarcimento morte. Per prima cosa, voglio rispondere a una domanda che spesso mi viene rivolta:
“Quando posso richiedere un risarcimento morte?”
La risposta è molto semplice, si può richiedere sempre quando c’è un responsabile che ha causato la morte di una terza persona.

Importante è sapere che i risarcimenti causa morte possono avvenire per diverse tipologie di casi, vediamo le tre principali:

  • Risarcimento morte per infortunio sul lavoro
  • Risarcimento morte per incidente stradale
  • Risarcimento morte per malasanità

Chi ha diritto al risarcimento morte

Ad avere diritto al risarcimento morte sono tutti i parenti per linea di sangue: padre, madre, fratelli e figli. A volte, capita che vengano risarciti anche nonni, nipoti e zii, ma questo avviene attraverso una trattativa.

Non molte persone sanno che in caso di infortunio sul lavoro esiste anche un danno differenziale, ovvero la differenza tra quello che il parente avrebbe potuto percepire e quello che invece l’INAIL riconosce.

L’INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) riconosce il danno alla moglie sotto forma di pensione e di un assegno funerario per coprire parte delle spese, mentre gli altri familiari non percepiscono nulla. Dato che, come abbiamo visto prima, devono essere risarciti tutti i parenti per linea di sangue, si può procedere con la richiesta danni al datore di lavoro. Diventa, quindi, un vero e proprio sinistro mortale. Questo danno differenziale spetta anche alla moglie, nonostante abbia ricevuto il risarcimento dell’INAIL.

Come richiedere il risarcimento morte

In linea generale, bisogna fare richiesta all’assicurazione del responsabile. Vedremo tra poco che possono esserci alcune variazioni a riguardo.

I tempi di liquidazione variano dalla causa:

  • Entro un anno in caso di infortunio sul lavoro o incidente stradale
  • Due o tre anni in caso di malasanità

In caso di infortunio sul lavoro, va fatta prima la richiesta al datore di lavoro. Non essendo obbligatoria l’assicurazione, se il datore mostra di averla ci si muove tramite assicurazione (come per un sinistro stradale), altrimenti si procede direttamente contro di lui.

In caso di risarcimento morte per malasanità, prima di procedere con l’assicurazione bisogna capire se c’è una responsabilità. Prima si fa quindi un consulto con i medici attraverso le cartelle. E, se viene appurata la responsabilità, si fa la richiesta al medico curante o all’ospedale.

Alessandro Taddia
Fondatore e CEO Taddia Group
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